Docu-film "Amy, The Girl Behind the Name" e live del concerto "Live in London 2007"
ven 08 mar
|Viale Marina, 3, 54038 Montignoso MS, Italia
Docu-film su vita privata e carriera di Amy a seguire Live del concerto alla Royal Albert Hall, Londra Ingresso libero (consigliata prenotazione gratuita) Bar del Circolo Dms Stage ETS con Dirnk, Pizza, Snack Evento riservato a soci ENAC/TURISPORT - Quota associativa 3€, da versare in loco
Orario & Sede
08 mar 2024, 21:30 – 23:50
Viale Marina, 3, 54038 Montignoso MS, Italia
Info sull'evento
C'era una volta Amy Winehouse, star della musica, jazz singer del calibro di Ella Fitzgerald e Billie Holiday, morta di arresto cardiaco a 27 anni, nella sua casa di Londra, provata nel corpo minuto dall'eccesso di alcol e droga, forse proprio mentre ne stava venendo fuori.
E c'era una volta Amy, prima del cognome, prima del successo, prima del dimagrimento eccessivo, della vertigine romantica e della perdita di sé, appunto. Il regista Asif Kapadia va indietro nel tempo a recuperare la ragazzina in carne che fa le boccacce nei video fatti in casa e non ha ancora avuto l'idea di cotonarsi i capelli, tanto meno di cantare per professione. La segue, attraverso il materiale di repertorio privatissimo, amicale, mentre scopre il suo dono e il piacere di cantare per un pubblico raccolto, a cui raccontare le proprie esperienze in musica.
Quel piacere resterà sempre tale ma diverrà una chimera, un sogno impossibile, man mano che le platee dei suoi concerti si allargano a dismisura, le copie vendute non si contano più, la macchina della finanza gira ad alti livelli e pretende il prezzo del carburante.
Il documentario procede in ordine cronologico, apparentemente non dissimile da un servizio televisivo di quelli che ricapitolano le parabole biografiche delle glorie del rock, senza peró la ricerca del mistero né ribadisce alcunché.
Lascia che sia un mostro sacro come Tony Bennet a spendere le lodi più alte di Amy Winehouse, le uniche, in fondo, e le sole di cui lei sarebbe stata orgogliosa.
Il film non risparmia nulla al suo soggetto, nemmeno la fotografia del cadavere, però non lascia il contatto coi fatti, rifiuta i voli pindarici, dà voce all'ipotesi psicologica solo laddove è l'interessata stessa a formularla ("I can't help but demonstrate my Freudian fate ..."). Del resto, la sciacallaggine del padre e del fidanzato, l'influenza positiva ma troppo debole delle amiche e del primo manager, e l'assenza della madre, parlano da sole.
Pur mostrando ciò che la protagonista non ha scelto di mostrare, non dà l'impressione di violare una soglia dolente. Perché Amy Winehouse era probabilmente superiore alla propria immagine struccata e alle inquadrature impietose; la sua debolezza era un'altra, era la coppia, e lì dentro Kapadia non scava, non sgomita, ancora una volta è Blake Fielder-Civil a dare il peggio di sé, e a farlo da solo. L'altro motivo d'interesse sta nell'accento posto sulle parole delle canzoni, associate al suo vissuto, perché le sue canzoni parlano chiaro, con la loro grafia giovane ma il vocabolario scelto.
Il ritratto che esce da Amy è quello di una piccola grande donna, con un dono unico, a cui la vita avrebbe insegnato a vivere, come sostiene Tony Bennet, se solo il suo fisico gliene avesse lasciato il tempo.
Biglietti
Prenotazione Ingresso
Evento riservato a soci ENAC/TURISPORT - Quota associativa 3€, da versare in loco
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